venerdì 29 marzo 2013


BELLEZZA



Kalòs kài agathos, sono i caratteri della bellezza secondo la concezione greca antica, dunque “bello” e “buono”.  
I tratti fondamentali dell’eroe omerico, donati dalla divinità, sono bellezza, forza, onore e coraggio. Il valore del corpo, la prestanza fisica sono utili alla lealtà, alla virtù, in quanto l’estetica presenta l’etica. Si può notare come l’identità tra bellezza e virtù permanga nella glorificazione del nudo, caratterizzante molte opere scultoree del V sec. s.C.. Il Discobolo di Mirone ne è l’emblema, costruito intorno al 455 s.C.esalta l’ideale della bellezza del corpo nudo dalle proporzioni armoniche. Mirone scolpisce un corpo d’atleta in movimento nel momento culminante dell’azione: la torsione del corpo è vigorosa e, allo stesso tempo, armoniosa e delicata, mentre il volto esprime quella pacatezza, priva di turbamento, data dalla concentrazione. L’ideale estetico classico è strettamente legato al mito di Apollo, dio del sole e della luce, protettore dell’arte poetica e profetica. La bellezza  quale sole che illumina - trasfigura colui che ne viene investito; il bello è un valore che si irradia nello spazio e nel tempo, travolgendo le coscienze di coloro che sanno riconoscerlo. 
Platone articola le prime riflessioni sul bello legandolo all’armonia e all’ordine subendo l’influenza del razionalismo pitagorico. I pitagorici vedono nel numero il principio primo fondante la realtà, l’ordine e l’armonia del cosmo. Il termine stesso armonia, dal greco harmonίa, significa ‘accordo’, il che accentua il concetto di ordine numericamente esprimibile. Il bello, dunque, consiste nell’ordine matematico in grado di esprimere la simmetria visiva del cosmo nell’armonica unità composta da elementi contrari. I pitagorici dedicano ampiospazio allo studio dell’armonia musicale poiché gli accordi musicali esprimono nel modo più evidente la natura dell’armonia universale e sono quindi assunti come modello di tutte le armonie Sulla scia della concezione pitagorica, Platone farà coincidere l’idea del Bene in sé con il Vero e con il Bello al vertice di una dimensione immutabile e perfetta oltre il mondo sensibile: in un mondo, appunto, ideale.
La bellezza esistente nel mondo è copia della bellezza ideale, in grado di accendere il desiderio di intraprendere quel percorso che possa ricondurre l’uomo alla verità e al sommo bene. Attraverso l’eros, il desiderio che la bellezza sensibile accende, l’anima dell’uomo comprende come la bellezza non possa essere legata alla molteplicità sensibile particolare, ma è qualcosa che accomuna tutte le cose belle trascendendone la natura. Il desiderio di bellezza, l’amore spinge l’ascesa dell’uomo verso la sapienza autentica.
La bellezza è una sollecitazione, l’unica che in qualche modo si vede, che permette di saldare il sensibile con l’intelligibile, in quanto il Bene come idea suprema si mostra come Bello nei rapporti sensibili di proporzione, ordine e armonia a vari livelli.
In Platone il concetto di eros è connesso all'antico aristocratico ideale pedagogico della kalokagathìa (dal greco kalòs kài agathòs, tutto ciò che è bello-kalòs è anche vero e buono-agathòs, e viceversa). Dalla bellezza di un corpo si risale a quella di tutti i corpi e da qui alla bellezza delle anime e al Bello in sé, al vero bene assoluto. L'eros intellettuale del filosofo rispecchia il bene dell'uomo.

“La bellezza non è che una promessa di felicità”, quest’aforisma di Stendhal evidenzia, secondo Nietzsche, come nel fondamento dell’idea di bellezza, nella sua natura intrinseca, sia presente il suo esatto opposto, ovvero il male, il dolore, la sofferenza. I greci cantano la bellezza dell’Olimpo perché sono consapevoli della tragicità del vivere. Lo stesso mito di Afrodite narra la nascita della dea della bellezza dalla schiuma del mare, prodottasi dall’evirazione di Urano da parte di Crono, un atto di violenza e di orrore, che esprime la separazione dall’Uno originario, dalla coappartenenza di cielo e terra, di uomo e dio.
L’interpretazione estetico-sociologica del Neomarxismo del Novecento trova nell’arte uno strumento di denuncia sociale, di emancipazione e promozione umana.
La posizione di Herbert Marcuse cambia nel corso della sua produzione filosofica; a partire dagli anni ’60, infatti, l’arte perde per lui la sua funzione di libertà:
“Nel rapporto con la realtà della vita quotidiana, l’alta cultura del passato era molte cose – opposizione e ornamento, grido e rassegnazione. Ma era anche una prefigurazione del regno della libertà, il rifiuto di comportarsi in un dato modo. Tale rifiuto può essere scartato senza un compenso che sembri dare più soddisfazione che non il rifiuto stesso. Laconquista e l’unificazione degli opposti, che trova il suo coronamento ideologico nella trasformazione dell’alta cultura in cultura popolare, ha luogo su una base materiale di accresciuta soddisfazione. Questa è pure la base che permette di realizzare una travolgente desublimazione”. (H. Marcuse, L’uomo a una dimensione, Einaudi, 1991, p. 90).
L’interpretazione estetico-sociologica del Neomarxismo del Novecento trova nell’arte uno strumento di denuncia sociale, di emancipazione e promozione umana.
La posizione di Herbert Marcuse cambia nel corso della sua produzione filosofica; a partire dagli anni ’60, infatti, l’arte perde per lui la sua funzione di libertà:
“Nel rapporto con la realtà della vita quotidiana, l’alta cultura del passato era molte cose – opposizione e ornamento, grido e rassegnazione. Ma era anche una prefigurazione del regno della libertà, il rifiuto di comportarsi in un dato modo. Tale rifiuto può essere scartato senza un compenso che sembri dare più soddisfazione che non il rifiuto stesso. Laconquista e l’unificazione degli opposti, che trova il suo coronamento ideologico nella trasformazione dell’alta cultura in cultura popolare, ha luogo su una base materiale di accresciuta soddisfazione. Questa è pure la base che permette di realizzare una travolgente desublimazione”. (H. Marcuse, L’uomo a una dimensione, Einaudi, 1991, p. 90).
L’opera, del 1964, sembra disponibile alla resa a un ordine sociale che appare totalitario, che permea di sé ogni aspetto della vita dell'individuo e, soprattutto, che ha inglobato anche una dimensione potenzialmente e tradizionalmente anti-sistema come l’arte.

fonti: www.treccani.it

venerdì 22 marzo 2013



A DOMANI

Ti conoscevo di vista, poi ho scoperto come ti chiamavi. Mi  sembravi un tipo abbastanza violento, ma poi ho dovuto ricredermi. 

La mia relazione stava giungendo al termine, non c’era più passione, tutto si stava trasformando in abitudine e gli infiniti “tira e molla” ne erano la prova. 

Avevo voglia di cambiamento, e tutte le volte che un’amica mi parlava di te, cresceva la voglia di incontrarti. 

C’era, però, un altro spasimante in quel periodo, spasimante con il quale avevo avuto a che fare nei caldi pomeriggi primaverili degli ultimi tre anni di Liceo. Ci sarebbe potuto essere del feeling con lui, ma a lungo andare ne sarei rimasta provata, sicuramente.

Così decisi di incontrarti. 

Non ricordo esattamente come andò il nostro primo incontro, senza dubbio mi dimostrai ampiamente imbranata, quante figuracce, ma nonostante questo ci ci siamo visti e rivisti per un anno, e piano piano qualcosa in me si stava riaccendendo, o forse stava iniziando a bruciare per la prima volta. 
Ci fu, poi, una rottura che ci portò a rimanere lontani per molti mesi. Ero confusa, volevo addirittura cancellarti dalla mia mente. 

L’incontro estivo con i fantasmi, o meglio con il fantasma, del passato mi riportò apparentemente sulla strada percorsa per molti, moltissimi anni, del resto è difficile abbandonare definitivamente qualcosa  al quale ti sei donata per anni.

L’inversione di rotta, però, l’ebbi la scorsa estate, uno sconosciuto, che poi diventò presto un amico, mi convinse a riprovarci, a darti almeno un’altra opportunità, ed infatti non appena ebbi l’occasione ci siamo rivisti. 

Fu tutto completamente diverso, tornò immediatamente l’entusiasmo apparentemente perso, trovammo un buon gruppo di amici con il quale poter condividere tutto ciò ed arrivai al punto in cui vederti due sole volte a settimana non mi bastava più...fu amore! 
Rispetto, lealtà, correttezza, audacia sono i valori che quotidianamente mi stai insegnando e mi insegnerai, pero, per ancora molti, moltissimi anni.

A domani, a domani un evento che sicuramente non potremo dimenticare, a domani una nuova svolta della nostra storia!



domenica 17 marzo 2013


Questione di piedi.





Piedi nudi, come sempre. Gambe accavallate. Libro aperto sulla scrivania. Ti cade la penna, ti chini a raccoglierla e l’occhio si ferma sul segno rosso che ancora ti fa compagnia nella parte interna del piede. Probabilmente non se ne andrà mai, e forse un po’ lo speri. E’ una cicatrice di un’ampollas, come la chiamano gli spagnoli, la prima ampollas delle undici che alla fine del Cammino popolarono i tuoi piedi. Questa però è speciale, un amico perrogrino le regalò più di un cerotto, poi venne inondata da del betadine...ecco, in quel momento ebbi un’apparizione!!!. E poi quanti passi con questi piedi, tanti, tantissimi, talmente tanti che la prima cosa che facevi appena raggiunto l’albergue era quella di cercare un corso d’acqua, una fontana, un laghetto per immergere la carne bollente nell’acqua più ghiacciata. 

Il pediluvio, il pediluvio è un rito antico della tua esistenza, nato quando avevi circa otto o nove anni. Ogni mattina, non appena la casa si svuotava, i tuoi piedi finivano nel bidet, accompagnati da un getto di acqua rigorosamente bollente. Relax. Questo rituale è stata la principale causa di corse dai tempi olimpici verso la piazza e pullman mai presi. 

La corsa, la corsa, tuo sport prettamente estivo, è tutta una questione di piedi. Tallone- avampiede, tallone-avampiede, tallone-avampiede...ciò che importa è quindi avere dei talloni e degli avampiedi in buono stato.

Quanto ai talloni, il tallone sinistro fu affetto da una brutta, orribile verruca, più di dieci anni fa... ancora non sai se era più brutto quel batterio o la cicatrice che ti è rimasta. Quante maledizioni lanciasti contro quella dannata piscina, ed altrettante al medico che ti scavò un un buco di quasi un centimetro sotto il piede!

Gli avampiedi, gli avampiedi sono manifestazione di un male oscuro fino a pochi mesi fa, conosciuto poi come “alluce valgo giovanile”. Ci sono voluti un medico di base, un osteopata, due ortopedici, radiografie e risonanze magnetiche per scoprire di avere un piede pronato che porta l’infiammazione di un nervo durante gli allenamenti di kick boxing.

La kick boxing, una vera e propria droga, droga i quali effetti collaterali si riversano soprattutto sui tuoi “piedini”, vesciche di ogni colore: gialline, blu, viola e rosse, che quando spuff, scoppiano, lasciano posto a quella bella carne viva, viva perchè ad ogni passo ti ricordi di averla. Ma non puoi farne a meno e ci saltelli sopra sa vera e propria masochista.

E per ultime le dita. Ebbenesì, anche loro sono vissute, hanno una storia da raccontare. 

L’alluce è un veterano, sin dalla nascita per evitare fastidiose unghie incarnite era accerchiato da un filo di cotone, diventato adulto ha dovuto fare conoscenza anche con il podologo, ahimè! Ma non è tutto, il pollicione, quasi due anni fa, fu la star indiscussa della tua estate post maturità, con un’unghia squarciata a metà, carne tumefatta, e il compagno anulare anche lui provato dall’ira funesta di cavalletto di un motorino troppo pesante! Un’estate con un piede da rimorchio...rimorchio in tutti i sensi!

Piedi piedi...utili, indispensabili, ma un po’ troppo problematici!

giovedì 7 marzo 2013


UNA MIMOSA...



Se fossi un uomo non vorrei mai credere agli ultimi dati della Commissione Affari Sociali, che mostrano come tra le 50 000 e le le 70 000 donne, anche minorenni, vendono il loro corpo, mi farebbe schifo! Se fossi un uomo prima di un’erezione penserei al trascorso di queste donne, penserei al fatto che sono state sottratte dal loro paese d’origine con l’inganno di trovare un buon lavoro in Europa, spesso da un amico di famiglia o comunque da un uomo di fiducia. Se fossi un uomo prima di un’eiaculazione penserei alle minacce, violenze e ripercussioni sulla famiglia che tali donne sono costrette a subire se si ribellano a questa forma di schiavitù. Se fossi un uomo avrei vergogna a consegnare del denaro a quella donna guardandola negli occhi. 

Una mimosa, se fossi un uomo non regalerei una mimosa soltanto a mia moglie o alla mia ragazza, se fossi un uomo riempirei le braccia di questo fiore di campagna e ne regalerei un rametto ogni prostituta!

Donna, da donna non posso che pensare a questo male che affligge sempre più donne in tutto il mondo proprio nella Giornata Internazionale della donna.
Donne, donne che hanno lottato per i propri diritti marciando in massa a San Pietroburgo nel 1917, per poter essere libere, libere ed euguali agli uomini nei diritti, donne che ancora nel 2013, invece, sono schiave, senza identità, senza diritti! 
Donne che, silenziose, trascorrono giorni, mesi, anni, sul ciglio della stada... donne che in queste condizioni non sono donne!!

Una mimosa, da donna regalerei una mimosa ad ogni donna sfruttata, da donna cercherei di porre luce su questo argomento, questo perchè l’economia insegna che c’è offerta quanto più cresce la domanda! Da donna avrei schifo a fare del sesso o dell’amore con un uomo che si è approfittato di queste donne!

Una mimosa, inizierei con il regalare una mimosa

sabato 2 marzo 2013


"Vada con il Dottor..."



Luglio, post Maturità: “ Finalmente il mio cognome non sarà più un numero dall’ 1 al 10, avrò quello che mi merito!”

Ingenuo, ignori quel che realmente ti aspetta...

Tu non sarai mai più un numero, ma il tuo libretto sì, un numero dal 18 al 30!

Ed ancor più triste sarà il momento in cui ti renderai conto che il frutto di pomeriggi passati chino sui libri, di  serate trascorse con la lampadina della scrivania accesa ed un tazzone di  caffè accanto, di insulti di amici perché hai rinunciato ad andare a ballare per poter ripassare ancora una volta l’argomento che mai ti chiederanno, dipenderà unicamente dalla fortuna che avrai il giorno dell’esame. 
Le proverai tutte: comprerai il braccialetto, o addirittura l’elefantino, dall’amico marocchino all’ingresso dell’Università; qualsiasi sia la condizione del tempo,cercherai disperatamente quadrifogli nella lingua di prato davanti all’ingresso principale; chiederai a tua nonna, alla zia di tuo padre ed alla prozia di tua madre di accendere dieci ceri; o addirittura calpesterai una profumatissima cacca di cane ... e tutto affinché la faccia dell’assistente che ti interrogherà sia umana!

Prima che il professore pronunci il tuo nome ti informi con coloro che hanno già ricevuto il verdetto finale sulla natura degli Assistenti, quali domande hanno fatto, quali argomenti prediligono e se essenzialmente sono “stronzi”.
A quel punto inizi a sperare, inizi a sperare di avere un po’ di fortuna, un po’ come quando al Liceo pregavi in arabo che il professore interrogasse il tuo compagno di banco piuttosto che te!

“Rossi”, ecco, è arrivato il tuo momento, “ vada con il Dottor....” il professore si guarda intorno, cerca un’assistente che abbia appena accompagnato il suo oppresso a firmare il voto sul registro, e tu intanto o sei imbalsamato o muovi così talmente tanto la testa a destra e a sinistra in cerca del volto del tuo interlocutore per la prossima mezzora che rimani intontito. “Bianchi” e con un movimento del braccio ti indica la direzione che dovranno prendere i tuoi passi.

Vuota, in quel momento la tua testa è vuota, ma pesantissima. “Buongiorno” , porgi il tuo bel libretto azzurro all’assistente, consapevole che il tuo destino è ormai segnato.
Se sei una donna e l’assistente che ti siede davanti è un uomo, ritieniti fortunata, e se sei anche una bella ragazza ed hai studiato, beh...hai vinto! Se sei un uomo: palla al centro e fischio d’inizio, la partita è alla pari, sai che se riuscirai a fare il simpatico e spostare il discorso su calcio e politica ( ovviamente da buon intenditore dovrai  intuire da che parte tira il vento...altrimenti EVITA!) potrai cavartela amabilmente. 
Assistente donna e studente uomo è un’incognita. Ovvio è che se sei un gran bel ragazzo puoi stare tranquillo, lo stesso vale se sei simpatico. Ma se Madre Natura non è stata clemente con te, non conferendoti queste doti beh, sai che dovrai essere molto ma molto attento! 
Se sei donna, e Lei è donna, inizia a piangere! Neanche tua madre quando ti proibì di uscire con gli amici perché avevi girato la chiave nella serratura a mezzanotte e zero uno, anziché a mezzanotte in punto, ti sembrerà così stronza... Sai che tutto quello che dirai verrà ulteriormente specificato, sai che dovrai ricordarti tutti gli articoli a memoria, ma soprattutto sai che se la donna con cui stai parlando sta attraversando il periodo in cui è particolarmente soggetta all’influenza lunare, è finita! 

Oltre che dall’assistente, sai che sarai condizionato dal Documento ufficiale di riconoscimento universitario, alias, il libretto. Sarà un pericoloso moltiplicatore in positivo o in negativo, del voto che la tua controparte vorrà darti. 

Ti rendi conto che l’importanza delle informazioni ingurgitate in preparazione dell’esame è minima, ti rendi conto che è più importante avere una buona strategia di combattimento che dei soldati fortissimi, ti rendi conto che è soprattutto un gioco psicologico dal quale dovrai assolutamente uscirne vincente, o quanto meno perdendo dignitosamente. 

Infine sai che tutto si concluderà con una stretta di mano ed una firma ( si spera ), ma più di ogni altra cosa, prima di correre nel chiostro principale a fumare, sai che ti dovrai ricordare, in ogni caso, di tranquillizzare la prossima vittima!

E...buona fortuna, anzi, buon assistente!