martedì 7 novembre 2017

LIBERTA'

Lo scorso anno i detenuti della Casa di reclusione di Bollate, carcere ove faccio volontariato, mi hanno chiesto di scrivere un pensiero sulla libertà per il loro trimestrale “Carte Bollate”.
È stato difficile. Io, “libera”, dovevo parlare della libertà a loro, “imprigionati”.
Andando oltre le sbarre, siamo sicuri di essere veramente più liberi?
Questo è quello che ho scritto.



Sono una ragazza libera.
Posso scegliere cosa fare, posso scegliere come divertirmi, posso scegliere chi frequentare, posso scegliere dove andare. Sono liberta perché posso scegliere.  
Sono una ragazza libera.
Ma…Vado dove vanno gli altri? Mi comporto come si comportano gli altri? Penso come pensano gli altri? Scelgo quello che scelgono gli altri?
Sono libera?
Sono veramente libera?

La tendenza degli esseri umani ad essere servi, uniformati, omologati, è stata definita da Etienne de la Boétie, amico di Montaigne, come “servitù volontaria”. È una definizione apparentemente contraddittoria: come è possibile essere servi volontariamente? Se si è servi non lo si è in modo volontario, e se lo si è in modo volontario non la si può chiamare servitù.
Tuttavia, l’espressione ha un senso ed una sua ragion d’essere. Essa si riferisce al caso in cui, al fine di conseguire determinate utilità, si rinuncia alla libertà del proprio volere, o, almeno, ci si adegua alla sua rinuncia.
Entra in scena il conformista.

Il conformista è colui che dà valore a sé stesso in quanto uguale agli altri. Egli non indaga sul proprio volere e sugli obiettivi che intende raggiungere, bensì su quanto gli altri si aspettano da lui.
Non persegue i propri desideri, le proprie aspirazioni, ma quanto la società vuole e si aspetta che lui cnsegua.
Con “uomo-massa” ci si riferisce a chi trova la propria identità unicamente nel gruppo, nel “fare parte”, e come l’acquisisce, la perde. È tormentato costantemente dal sentirsi “accettato” e “nel posto giusto”, diventando questa ansia quasi una malattia. È un carrierista: intende raggiungere mete lontane, ma non in quanto essere, bensì in quanto apparire. La sua anima è soffocata.
L’imitazione dei modelli diviene un costante, portando il sacrificio dell’opinione e dell’essenza della vita. L’essere è soggiogato alle mode.

Formare un popolo tutto uguale i cui pensieri e le cui azioni sono guidati dalle stesse massime e norme” è il fine della pubblica opinione da 150 anni, come denunciato già da John Stuart Mill. Essa era considerata un “giogo” già nella metà del XIX secolo, ed oggi, nella società dell’apparire, è più pericolosa di allora, e sembra aver sottomesso le menti di gran parte degli abitanti del mondo.
Lo sguardo collettivo condiziona il comportamento dell’individuo: lo censura se si discosta, lo elogia se si conforma. Questo, con il passare del tempo, agisce inconsciamente sulla mente dell’individuo, così da soffocare l’essere.
Taluni, però, potrebbero sostenere che, essendo un nostro processo mentale, esso stesso è forma di libertà. Io scelgo di fare quelle determinate esperienze e il caso vuole che siano ben accolte dalla società; io scelgo di adottare un determinato comportamento, comportamento che è, parimenti, ben visto dalla società; io scelgo di scegliere quanto la società non riprovi…Ma, dunque…Uomo o burattino?!

La libertà fa paura a molti. Siamo sicuri di sostenere le sue implicazioni? Siamo sufficientemente coraggiosi per disegnarci la nostra strada? Secondo Sigmund Freud l’uomo civile ha scambiato una parte della sua libertà per un poco di sicurezza, a causa della nostra “costituzione psichica”. La cerchia dei beni per i quali si è disposti a a restringere il proprio potere decisionale in nome della conformazione si è allargata illimitatamente. Il superfluo è ritenuto indispensabile e la libertà è divenuta sacrificabile. La libertà è stata barattata con ciò che è accessorio, con l’inutile.

Il conformismo minaccia la libertà dall’interno, e trova soddisfazione qualora alla libertà si prediliga l’apparenza.
La libertà, negli anni duemila, più che dal controllo materiale dei corpi è minacciata dall’adattarsi dell’essere, dall’uguaglianza delle anime. La libertà, per prevalere sul conformismo, necessita di un amore per il diverso.

“Diversità, legalità e uguaglianza, cultura e sobrietà: ecco il necessario nutrimento della libertà”.

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