LIBERTA'
Lo scorso anno i detenuti della Casa di reclusione di Bollate, carcere ove faccio volontariato, mi hanno chiesto di scrivere un pensiero sulla libertà per il loro trimestrale “Carte Bollate”.
Lo scorso anno i detenuti della Casa di reclusione di Bollate, carcere ove faccio volontariato, mi hanno chiesto di scrivere un pensiero sulla libertà per il loro trimestrale “Carte Bollate”.
È
stato difficile. Io, “libera”, dovevo parlare della libertà a loro, “imprigionati”.
Andando
oltre le sbarre, siamo sicuri di essere veramente più liberi?
Questo
è quello che ho scritto.
Sono una ragazza libera.
Posso scegliere cosa fare, posso scegliere come
divertirmi, posso scegliere chi frequentare, posso scegliere dove andare. Sono
liberta perché posso scegliere.
Sono una ragazza libera.
Ma…Vado dove vanno gli altri? Mi comporto come si comportano gli altri? Penso come pensano gli
altri? Scelgo quello che scelgono gli altri?
Sono libera?
Sono veramente
libera?
La tendenza degli esseri umani ad essere servi,
uniformati, omologati, è stata definita da Etienne de la Boétie, amico di
Montaigne, come “servitù volontaria”. È una definizione apparentemente
contraddittoria: come è possibile essere servi volontariamente? Se si è servi
non lo si è in modo volontario, e se lo si è in modo volontario non la si può chiamare
servitù.
Tuttavia, l’espressione ha un senso ed una sua
ragion d’essere. Essa si riferisce al caso in cui, al fine di conseguire
determinate utilità, si rinuncia alla libertà del proprio volere, o, almeno, ci
si adegua alla sua rinuncia.
Entra in scena il conformista.
Il conformista è colui che dà valore a sé stesso
in quanto uguale agli altri. Egli non indaga sul proprio volere e sugli
obiettivi che intende raggiungere, bensì su quanto gli altri si aspettano da
lui.
Non persegue i propri desideri, le proprie
aspirazioni, ma quanto la società vuole e si aspetta che lui cnsegua.
Con “uomo-massa” ci si riferisce a chi trova la
propria identità unicamente nel gruppo, nel “fare parte”, e come l’acquisisce,
la perde. È tormentato costantemente dal sentirsi “accettato” e “nel posto
giusto”, diventando questa ansia quasi una malattia. È un carrierista: intende
raggiungere mete lontane, ma non in quanto essere, bensì in quanto apparire. La
sua anima è soffocata.
L’imitazione dei modelli diviene un costante,
portando il sacrificio dell’opinione e dell’essenza della vita. L’essere è soggiogato
alle mode.
“Formare
un popolo tutto uguale i cui pensieri e le cui azioni sono guidati dalle stesse
massime e norme” è il fine della pubblica opinione da 150 anni, come
denunciato già da John Stuart Mill. Essa era considerata un “giogo” già nella
metà del XIX secolo, ed oggi, nella società dell’apparire, è più pericolosa di
allora, e sembra aver sottomesso le menti di gran parte degli abitanti del
mondo.
Lo sguardo collettivo condiziona il
comportamento dell’individuo: lo censura se si discosta, lo elogia se si
conforma. Questo, con il passare del tempo, agisce inconsciamente sulla mente
dell’individuo, così da soffocare l’essere.
Taluni, però, potrebbero sostenere che, essendo
un nostro processo mentale, esso stesso è forma di libertà. Io scelgo di fare quelle determinate
esperienze e il caso vuole che siano ben accolte dalla società; io scelgo di adottare un determinato
comportamento, comportamento che è, parimenti, ben visto dalla società; io scelgo di scegliere quanto la società
non riprovi…Ma, dunque…Uomo o burattino?!
La libertà fa paura a molti. Siamo sicuri di
sostenere le sue implicazioni? Siamo sufficientemente coraggiosi per disegnarci
la nostra strada? Secondo Sigmund Freud l’uomo civile ha scambiato una parte
della sua libertà per un poco di sicurezza, a causa della nostra “costituzione
psichica”. La cerchia dei beni per i quali si è disposti a a restringere il
proprio potere decisionale in nome della conformazione si è allargata
illimitatamente. Il superfluo è ritenuto indispensabile e la libertà è divenuta
sacrificabile. La libertà è stata barattata con ciò che è accessorio, con
l’inutile.
Il conformismo minaccia la libertà
dall’interno, e trova soddisfazione qualora alla libertà si prediliga
l’apparenza.
La libertà, negli anni duemila, più che dal
controllo materiale dei corpi è minacciata dall’adattarsi dell’essere,
dall’uguaglianza delle anime. La libertà, per prevalere sul conformismo,
necessita di un amore per il diverso.
“Diversità, legalità e uguaglianza, cultura e sobrietà:
ecco il necessario nutrimento della libertà”.

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