giovedì 18 settembre 2014

Racconto di un racconto del Cammino di Santiago


Sono certa che se mai hai avuto la fortuna di parlare con un tuo amico appena tornato dal Cammino di Santiago, la prima cosa che ti ha detto è che l'ha profondamente cambiato, che è stata un'esperienza unica, indescrivibile, meravigliosa...e tu l'avrai sicuramente guardato come se fosse uno Yeti ( beh, tra barba lunga, peli che probabilmente non vedevano un rasoio da un mese, calli, calli ovunque, o peggio vesciche, magari anche qualche traccia di morsi di cimici da letto...forse avresti abbracciato più volentieri lo Yeti). E nonostante tu abbia accennato o cercato di fargli capire che avevi compreso la profondità di quell'esperienza, lui avrà sicuramente continuato a parlare, parlare e parlare, con gli occhi luccicanti, entusiasta, ma profondamente rilassato. Hai così cercato di capire quali sostanze avesse assunto, perchè se l'effetto era quello, occorreva segnarsi il numero dello spacciatore.



Ti ha raccontato di tutto, ti ha raccontato che la mattina la sveglia suonava alle 5.30, o meglio, alle 5, perchè era anticipata da qualche pellegrino che iniziava a far scricchiolare tutti i sacchetti del suo zaino. E poi gli cadeva la borraccia, e poi iniziava a giocare con la torcia, e poi si vestiva “al buio”...e poi e poi e poi...e poi alle 5.30 suonava la sua sveglia!

Ti ha raccontato della tragica discesa dal letto ( soprattutto se dormiva in alto!) al buio e con i piedi doloranti ancora in modalità “off”, del saluto al tepore del sacco a pelo, ormai sudicio, prima di iniziare a lottare con la sua custodia, cercando di farlo diventare piccolo piccolo.

Ti ha raccontato della sua “colazione da campione”: banane, acqua fredda con nescafé, gallette della peggior qualità, e magari anche uno yougurt ( 4x0,56 cent!!)

Ti ha raccontato del rito sacrale di ogni mattina: l'investitura dei piedi. Di come tutti i pellegrini si riempivano le mani di vaselina e con quella ricoprivano l'intero piede...poi accuratamente mettevano le calze ( Quechua) e poi le scarpe ( Salomon!). Di come i pellegrini più spavaldi ( solitamente i novellini ), dicevano che la vaselina era inutile, che loro erano abituati a camminare in montagna, e non avevano i piedi, avevano dei calli con le dita!
...E dopo qualche giorno mentre al mattino si ricoprivano i piedi di cerotti, cerottini e cerottoni, ti chiedevano un poco di vaselina per quei pochi centimentri di pelle che erano a contatto con la calza!

Ti ha raccontato di come, messo lo zaino in spalla, usciva dall'albergue con la torcia in mano e iniziava a girare la manovellina della dinamo, perchè ancora il sole stava dormendo. ( almeno lui!), e della mattina in cui ha detto che la torcia era inutile, e poi si è ritrovato con mezza gamba sporca di fango!



Ti ha raccontato del miracolo di ogni mattina: camminava! Anche se alla sera aveva un ginocchio fuori uso, sei vesciche, 8 cerotti, tendinite, unghie nere, al mattino come se nulla fosse, fresco come una rosa, CAMMINAVA! ...E aveva voglia di camminare!

Ti ha raccontato come le prime ore erano le più drammatiche: buio, freschino e in astinenza da caffeina. Camminava, ma aveva sonno, provava a distrarsi, a parlare con un compagno, ma era troppo dietro o troppo avanti... allora se la strada era tutta dritta, di come provava a chiudere gli occhi e camminare, appunto perchè la strada era tutta dritta. Ma sul più bello, poco prima della fase Rem ( anzi parecchio prima) di sussulto si svegliava, sì, perchè la posta in gioco era una caviglia ( → e dunque ciao Santiago). E poi ti ha raccontato dell'immensa gioia nel vedere un bar, di vedere un “buon” caffè con leche con un croissant gigantesco!

Ti ha raccontato di quando ha capito il panismo di D'Annunzio con la natura mentre faceva la pipì da solo in mezzo ad un bosco, per non parlare di altro...

Ti ha raccontato dell'arrivo all'albergue ( ovviamente chiuso) e delle lunghe file di zaini, o di quando si è ripetutamente sentito ripetere “todo completo”, e al paese dopo “todo completo”, e poi ancora “todo completo”, tanto che il porce di una chiesa o un cimitero sono apparsi come una soluzione economica, asciutta e rilassante!

Ti ha raccontato di quando giunto finalmente il suo turno per fare la doccia, mentre sorrideva soddisfatto della conquista, apriva l'acqua, e questa era GELIDA e per giunta scendeva goccia a goccia! Ed ovviamente era il giorno in cui urgeva lavarsi anche i capelli...

Ti ha raccontato del “lavaggio” dei panni, tra virgolette perchè era benissimo consapevole che non faceva altro che strofinare con un poco di acqua ( anche questa volta gelida!) e di sapone la sua maglietta sudicia, ma che avrebbe puzzato comunque, forse leggermente di meno.

Ti ha raccontato delle abbuffate serali in compagnia quando gli capitava di trovare la cucina. Ti ha parlato di pasta con tomate fritto, pasta al tonno, zuppe di lenticchie, zuppe di lenticchie, pasta al tonno, pasta con tomate fritto, e ancora pasta con tomate fritto, pasta al tonno e zuppe di lenticchie...o proprio quando gli andava male, di sardine in aceite di girasole con contorno di pomodori e cipolla!

Ti ha raccontato dell'intensa ed accurata cura dei piedi: pellegrini che praticavano il punto-croce sui loro piedi, fino a quando, per una goccia di betadine in meno, finivano al centro de salud con una vescica dalla quale fuoriusciva una profumata acquetta gialla!

Ti ha raccontato di quel suo amico dilaniato dalle cincias durante la notte, con tante punture rosse che non aveva avuto nemmeno quando a due anni avaeva fatto la varicella e di come, quando arrivato in un albergue dicendo di avere questo “male”, l'avessero guardato come un lebbroso.
...ma poi amorevolmente aiutato a disinfestare tutti i suoi averi.

Ti ha raccontato di come alle 10, stanco e dolorante raggiungeva il suo letto e già il concerto, ahimè, era iniziato: rumori di pancia e ronf ronf sono stati la sua ninna nanna per tutto il cammino!

Ti ha poi sicuramente raccontato dei suoi compagni di viaggio: del venezuelano multilingue e broccolatore, del veronese di adozione veneziana sempre sorridente, della tedesca non troppo tedesca e della sua amica, del milanese non milanese, del ragazzo con la trombetta e di quello con la chitarra, di quello con la canna da pesca e l'elmetto, del romanticone di Mursia, e delle donne over 50, 60 da stimare!!!



Ti avrà raccontato tutto ciò per sembrare un eroe...ma sapeva benissimo che tutto quel male ai piedi, alla schiena e ad ogni dove passava ogni giorno in secondo piano. Ti avrà raccontato di tutti quei sorrisi, di tutte quelle gentilezze così vere e incondizionate che ogni giorno ha ricevuto. Ti avrà raccontato di quanto è bello parlare, cenare, conoscere persone che arrivano veramente da tutto il mondo e con umiltà ti insegnano ed imparano. Pur non sapendolo. Ti avrà raccontato di quanto è emozionante dopo più di un mese di cammino arrivare all'obiettivo, Santiago o Finistere, sorridendo, leggeri e liberi! Ti avrà raccontato di come per la prima volta ha sentito la sua anima respirare!

Ti ha raccontato di quanto spera di aver lasciato qualcosa a qualcuno, quanto meno di aver dato il 3% di quello che ha ricevuto.

Ti ha raccontato di quanto per lui questo Cammino non è stato altro che un inizio, un piacevole inizio, non una fine o un'esperienza ( meravigliosa), ma limitata, scollegata dalla vita di tutti i giorni. L'inizio di vedere il mondo, le persone in maniera diversa, l'inizio di un nuovo modo di stare con gli altri.
Ti ha sicuramente invitato a partire...perchè vedere un amico che parte, che si mette lo zaino in spalla è una meravigliosa soddisfazione!

Vorrei ringraziare chi ha camminato per tanto o per poco con me lungo questo Cammino del Norte. Mi avete insegnato tanto. In ordine di apparizione: Alberto, Francesca, Carlos, Matteo, Natalia, Ramones, Simoné, Ana, Pierre, Natalia, Elleonore, Toni, Eduardo, Rodrigo, Clara, Martina, Najara, Antonio, Vanina, Mark, Stefano, Arianna, Ursula, Ciro, Enrico, Nicola, Walter, Adriano, i 3 francesi, i 3 ciclisti, Marina, Simone.