( Composizione VII, Kandinsky 1913)
Perché l'universo è ordinato? Come s'impone la regola a ciò che è irregolare, la forma alla materia? Quale l'origine del fatto che il nostro pensiero si ritrova nelle cose? Questo problema, che è diventato nei moderni il problema della conoscenza, dopo essere stato, negli antichi, il problema dell'essere nato da un' illusione dello stesso genere. Esso svanisce se si considera che l'idea di disordine ha un senso definito nel dominio dell'attività industriosa umana o, come noi diciamo, della fabbricazione, non in quello della creazione. Voi non potete sopprimere un ordine, neanche con il pensiero, senza farne sorgere un altro. Se non vi è finalità o volontà, vi è meccanismo; se il meccanismo cede, è a profitto della volontà del capriccio, della finalità. Ma quando vi aspettate uno di questi due ordini e vi trovate l'altro, voi dite che vi è disordine, formulando ciò che in termini di ciò che potrebbe o dovrebbe essere, obiettivando, così il vostro rammarico. Ogni disordine comprende pertanto due cose: al di fuori di noi, un ordine.; in noi, la rappresentazione di un ordine differente che solo ci interessa. Soppressione significa, dunque, ancora sostituzione. E l'idea di una soppressione di ogni ordine, cioè di un ordine assoluto, contiene, allora, una contraddizione autentica, poiché essa consiste nel non lasciar più che una sola faccia all'operazione che, per ipotesi ne comprenda due. O l'idea di disordine assoluto non rappresenta che una combinazione di suoni, flatus vocia, o, se corrisponde a qualcosa, traduce un movimento dello spirito che salta dal meccanismo alla finalità, dalla finalità al meccanismo, e che, per segnalare il posto in cui è, preferisce indicare ogni volta il punto in cui non è. Dunque, nel voler sopprimere l'ordine, voi ve ne date due o più. Come dire che la concezione di un ordine, che sopravvenga ad una "assenza di ordine", implica un'assurdità, e che il problema svanisce.
( tratto da " Il possibile e il reale" di Henri Bergson" )

